“Voci dalla quarantena. La vita degli italiani durante il Coronavirus” è giunta al terzo tema di analisi. Il primo è stato la percezione del Coronavirus e l’idea di futuro, il secondo l’umore e gli stati d’animo durante il lockdown.
La segregazione domestica sperimentata negli ultimi mesi non è proprio malaccio secondo gli italiani, che, dopo un primo momento di smarrimento, sono riusciti a instaurare un clima positivo, addirittura migliorando le relazioni con i compagni di questa inaspettata sventura epocale.
La coatta vicinanza fisica diventa accettabile, e pure apprezzabile, se riesce a tradursi in prossimità emotiva, compartecipazione, comunione solidale, cooperazione ed è accompagnata da dialogo, ascolto, gioco, ma anche tanta pazienza.
Il distanziamento sociale, di riflesso, avvicina i singoli nuclei domestici, facendo riscoprire il valore della famiglia, consolidandola e assegnandole un ruolo centrale nella “sopravvivenza” in quarantena.
Questo periodo trascorso e non averne sentito il peso è una scoperta
Domanda: “In generale, in questo periodo, che voto darebbe al clima nelle pareti domestiche, su una scala da 1 a 10?” N. rispondenti = 1.195
Una splendida quarantena
Anche nella cattività domiciliare, è possibile trovare un equilibrio, a conferma della nostra capacità omeostatica. Il clima che, nel bilancio stilato a un mese dall’avvio del lockdown, si è instaurato all’interno delle mura domestiche è promosso da quasi nove italiani su dieci, e nella metà dei casi il giudizio espresso è molto positivo con voti compresi tra 8 e 10.
Chiaramente non è così per tutti e si evidenziano differenze, anche rilevanti, nei diversi segmenti di popolazione, che in generale, tuttavia, confermano una prevalente soddisfazione per il clima vissuto dentro casa.
Si riscontra innanzitutto un differente approccio legato alla componente anagrafica, con i giovani che mordono il freno e le fasce adulte meno insofferenti: tra chi ha meno di 34 anni il voto medio attribuito al clima domestico “si ferma” a 7,2, mentre tra gli ultracinquantacinquenni sale a 7,5.
La quarantena in solitudine è certamente più amara, ma diventa ancora più difficile quando ci si ritrova a essere in troppi sotto lo stesso tetto. La dimensione “ottimale” è la coppia o il nucleo di 3 persone nei quali si registrano i giudizi più elevati (rispettivamente 7,4 e 7,6), significativamente migliori di quelli rilevati nei nuclei unipersonali (7,2) e ancor di più rispetto ai nuclei con più di quattro persone (7,1).
Non da soli… ma evitiamo assembramenti in casa
È certamente d’aiuto, nella gestione dell’isolamento domiciliare, la disponibilità di servizi sul territorio del proprio comune: si evidenzia infatti una netta differenza tra le valutazioni espresse dai residenti nei piccolissimi comuni (voto medio: 7,1) e i residenti nei grandi centri urbani (voto medio: 7,6), nei quali la rete di servizi, dai punti vendita alimentari e sanitari alle attività di delivery, è decisamente più articolata.
L’analisi effettuata smentisce con nettezza l’idea della pandemia come grande livellatrice: al contrario, anche in quarantena le differenze economiche contano e per molti aspetti, probabilmente, si enfatizzano. Emerge infatti una nettissima correlazione tra situazione reddituale e clima domestico: valutazione massima (voto medio: 8,0) tra chi segnala una condizione agiata e minima tra chi denuncia difficoltà economiche (6,4).
La quarantena non è livellatrice: le condizioni economiche contano, eccome!
L’approfondimento (dalle interviste)
Darsi delle regole, rispettarle, continuare ad avere una vita sociale e curare la qualità delle relazioni sono le condizioni per far funzionare la socialità in questo periodo. Se lo leggiamo come un processo, è esattamente quello che si fa in condizioni normali. Se ne esaminiamo i contenuti, durante il lockdown parliamo di altro.
Luci e ombre dello stare in casa emergono in modi completamente diversi a seconda che si trascorra la quarantena da soli o in compagnia.
Chi trascorre la quarantena da solo si dà delle regole, magari di base, ma se le dà. Alzarsi dal letto, farsi la doccia, vestirsi – c’è chi si trucca ogni mattina, esattamente come farebbe se dovesse uscire per andare al lavoro. Una vita sociale c’è, per queste persone, anche se fatta di bit invece che di atomi. Chi è solo, infatti, spesso intensifica le relazioni sociali preesistenti, coltivandole per lo più in video. Questa vita sociale è fatta principalmente da amici: quelli di prima, ma anche alcuni dimenticati da tempo e ritrovati in questo frangente. Tutte persone che vengono ora analizzate col favore del tempo a disposizione, che è un po’ di più anche calcolando solo quello sottratto alle uscite e alle attività extra lavorative. Le “analisi del network” che si svolgono in quarantena servono a capire quali amici vale la pena di tenere e quali è il caso di rivalutare. Nonostante la benevolenza con la quale si guarda agli altri in questo momento, le diagnosi delle relazioni sono lucide e per niente edulcorate dalla contingenza. Oltre agli amici, naturalmente, c’è la famiglia, che adesso diventa ancora più importante. E che per la prima volta appare in video invece che solo in voce.
È dal primo giorno che siamo reclusi che alle ventuno e zero zero ci connettiamo tutti e stiamo fino alle dieci e mezza al telefono
Il tema delle regole appartiene anche a chi vive il lockdown in famiglia. Sono regole che riguardano la distribuzione dei ruoli e le responsabilità legate al funzionamento della casa, da cui non sono esenti neanche i più piccoli. Questo aspetto rientra perfettamente nel tema del controllo e del mantenimento della funzionalità della famiglia, che si manifesta anche con la grande attenzione posta dai genitori a fare in modo che i figli percepiscano attorno a sé un clima il più possibile sereno. La revisione delle regole prevede però anche delle deroghe. Rimanere alzati la sera per giocare è una di queste. La preoccupazione rispetto alle ore di sonno di bambini e ragazzi diminuisce se si può dormire un po’ di più al mattino: in fondo si tratta degli stessi bambini e ragazzi che normalmente hanno agende fitte di impegni e che ora hanno “solo” videolezioni e compiti, tutto sommato gestibili in tempi meno serrati.
Ci porteremo dietro questa bellissima esperienza di aver fatto famiglia
Per quanto più rilassati a causa dei tempi di recupero più ampi, i genitori sono fortemente coinvolti in tutto quanto riguarda, appunto, la scuola. I più piccoli non sono autonomi nella gestione di lezioni e compiti, nell’alternarsi delle mille piattaforme diverse per la DaD (didattica a distanza), nella loro stessa vita sociale (le videochiamate di gruppo non sono una prerogativa degli adulti). Questa continua presenza al fianco dei figli è vissuta come una delle cose “da fare”, a volte con stanchezza ma mai con insofferenza e, soprattutto, senza ansia: le asticelle si sono abbassate, le aspettative verso il rendimento scolastico dei figli sono momentaneamente sospese. Con una grande consapevolezza di quanto questa situazione sia eccezionale.
È comunque una forzatura stare tutti insieme appassionatamente per tutto il tempo, non è questa la normalità.
Poteva anche andare peggio
Il primo mese di lockdown non ha deteriorato i rapporti all’interno delle case degli italiani. Per il 54% sono rimasti invariati e in un caso su tre sono addirittura migliorati, rispetto a prima della quarantena.
Sono riuscite a sfruttare meglio questo periodo per consolidare le relazioni interne le donne e le persone anagraficamente più mature.
Mi va bene la convivenza, non sono di quelle mogli che si lamentano della vicinanza, anzi sono anche contenta, ieri abbiamo anche litigato, ma è la norma
Una prossimità non solo fisica
I rapporti all’interno delle mura domestiche sono migliorati quando la vicinanza coatta delle persone è evoluta in una prossimità emotiva, qualcuno direbbe spirituale, manifestata con il dialogo, l’empatia, la cooperazione (nei giochi, nelle faccende domestiche, nell’organizzazione complessiva della casa) e la solidarietà.
Se la principale motivazione alla base del miglioramento dei rapporti universalmente riferita dagli intervistati ha riguardato la presenza di maggiori momenti di condivisione, si segnala una più marcata rilevanza del fattore “dialogo” tra gli uomini e tra i più giovani, che evidentemente hanno riscontrato una maggiore differenza rispetto al periodo pre-Covid. Sono invece le persone più mature a cogliere una maggiore solidarietà familiare.
Su altri fattori di miglioramento incide invece la presenza dei figli: i momenti di gioco sono richiamati come aspetto fondamentale da chi ha figli tra i 6 ed i 10 anni, mentre non riscontrano una minore litigiosità i genitori di figli adolescenti.
Ognuno ha trovato i suoi spazi. Siamo costretti tra virgolette in questo periodo, a stare molto molto a contatto uno con l’altro e condividere degli spazi. E non sono grandi, però ci bastano. Diciamo che ce li facciamo bastare.
Domanda: In cosa, in particolare, è cambiato il clima familiare? N. rispondenti = 1.195
La famiglia, un approdo sicuro
In una fase di disorientamento, paura e incertezza per il futuro (come evidenziato nelle nostre precedenti analisi), nel coatto isolamento domiciliare, nel forzato distanziamento sociale, diventa centrale la famiglia, sia nella prossimità (nucleo costretto al gomito a gomito quotidiano) sia nella lontananza (familiari che si attende di poter rivedere e riabbracciare).
La famiglia è decisamente il valore più sentito dagli italiani in questa fase: dovendo assegnare un punteggio di importanza da 1 a 10, oltre i due terzi degli intervistati (69%) hanno indicato il valore massimo.
Se si tratta in larga parte della conferma di una caratteristica antropologica nazionale, bisogna rilevare che per il 43% del campione, la percezione del ruolo della famiglia si è consolidato nel corso del lockdown, probabilmente perché in questa fase rappresenta ancor di più un approdo sicuro in mezzo ad acque molto tormentate.
Quanto è importante per lei il valore della famiglia? N. rispondenti = 1.195